Sacchetti: "Ben venga, ora nuovi controlli", Ciafani dopo la prima sentenza sulle false plastiche bio
Il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani, in merito alla prima condanna su sacchetti additivati non biodegradabili: "Oltre la metà dei punti vendita che fanno capo alla grande distribuzione di almeno sette regioni d’Italia commercializzano ancora shopper contrari alla legge. Bisogna fermare la piaga di questa illegalità diffusa”
05 February, 2015
di Adele Grossi
“Ben venga questa sentenza. E’ un primo passo, ma è necessario che ora si proceda con nuovi controlli e, laddove è necessario, con le relative sanzioni e i relativi sequestri”. Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, non usa mezzi termini. La pronuncia di condanna con cui qualche giorno fa, il tribunale di Milano ha sancito l’illegalità dei sacchetti in plastica additivati perché non effettivamente biodegradabili, è di certo un traguardo importante ma resta anche solo un inizio.
“Come abbiamo denunciato pubblicamente, oltre la metà dei punti vendita che fanno capo alla grande distribuzione organizzata di almeno sette regioni d’Italia, commercializzano ancora shopper contrari alla legge - spiega Ciafani. Crediamo che la magistratura e tutte le forze dell’ordine non possono non fermare la piaga di questa illegalità diffusa”. Le norme ci sono; parlano chiaro da un pezzo. Da qualche mese sono arrivate le tanto attese sanzioni ed ora c’è una sentenza, eppure la plastica in quanto tale, benché messa al bando, rimane largamente utilizzata, in primis, nel commercio al dettaglio, ma anche tra i grandi marchi. “Chi viola la legge dev’essere sanzionato”, dice Ciafani, ma è pure necessario “mettere in campo una seria e massiccia campagna di informazione”, perché riconoscere gli shopper buoni da quelli cattivi non è roba da poco.
La parola d’ordine, a dire di Legambiente, dev’essere ‘compostabile’. “Biodegradabile –spiega Ciafani- oggi non vuol dire più molto, per cui se un sacchetto riporta solo questa dicitura, meglio storcere il naso” ed eventualmente -aggiungiamo noi- segnalare lo shopper sospetto alle forze dell’ordine.
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